venerdì 4 aprile 2014

Un Hipster nel Gh$tto

Vorrei iniziare ringraziando Eleonora Grotto per il copyright del titolo. 
Ora dopo i dovuti crediti, vi racconto la mia esperienza nel Gh$tto. 
Allora non è propriamente un ghetto, ma ormai avete capito come racconto le cose. 

Sabato sera dopo una lunga giornata a cazzeggiare in giro con amici, decidiamo di andare a ballare in un locale mega figo. La serata è hip-hop /rnb, un genere che ad Amsterdam sembra non trovare confini. Sono conscio che non sia la mia musica preferita, ma quando si è in compagnia tutto può andare bene. 
La serata inizia con il sottoscritto che prende delle birre al supermercato. Ovviamente vista la barbonaggine in cui si vive quando si è dei fuorisede ho preso le più economiche, senza badare ai cartelli in quella lingua da Star wars che è l’olandese. ( l’olandese è più o meno così: https://www.youtube.com/watch?v=TQIwEZlOzp4). 

Arrivo dagli amici e iniziamo a bere. Apriamo la birra che ha però quel retrogusto dei sacchetti di plastica dell’Esselunga, quella specie di vomito misto a mais. Volete sapere perchè? Era una birra analcolica. Ora vorrei fare una parentesi su questa cosa e chiedere: ma chi beve la birra analcolica nel mondo? Cioè se non puoi bere alcool comprati una Coca. La birra analcolica è come una donna con una tetta sola. Na merda. 
Raggiungiamo il locale e ci mettiamo in coda. La prima cosa che mi colpisce, e che mi fa capire che sto entrando in un gh$tto, è che ci perquisiscono all’ingresso stile Orio al serio (che poi ad orio al serio i controlli sono mega fuffa. Una volta mi hanno inseguito i cani manco fossi un punkabbestia delle colonne e mi hanno lasciato andare). Dopo sta palpata per capire se c’ho dietro il ferro (mi adeguo alla parlata da gh$tto) ci fanno entrare. Già mi ero accorto mentre ero in coda del fatto che eravamo gli unici bianchi presenti, ma quello era niente in confronto a ciò che ho trovato una volta entrato nel locale. Se avessi avuto una pelliccia sarei entrato così: 

www.youtube.com/watch?v=RBkbiSxkHaU 





Ma molto probabilmente sono entrato così. 



Fatto sta che sembrava di essere entrati in un video di 50cent con quelle tipe che sculettano contro i muri. Era come essere nella cantina di Sean Paul quando canta Get busy. Va beh avete capito. Mi sentivo come un obeso quando si mette a dieta, come un hipster quando sbaglia il filtro di instagram, come Samu quando arriva puntuale, come l’Alice Colombo quando lascia Bergamo per un’ora. 







Fatto sta che mi dirigo verso la console. Cerco di sorpassare un branco di tipe con culi che arrivano a metà schiena ed entro nella pista. Locale mega figo, gente presa bene. Persone che ballano con la stessa bravura con cui noi saltiamo le code durante l’imbarco in areoporto. Se solo fossimo in grado di ballare in quel modo. Con un colpo di anca quelle lì hanno causato il terremoto in Asia. Scene di petting estremo che manco nei bagni dei licei di Brugherio. Gente che twerka like no tomorrow. Io continuo a sentirmi un po’ inadeguato.


Io che nel gh$tto assomiglio a tobey maguire


 Non solo perchè non sono in grado di ballare come loro, ma soprattutto perchè non sono manco vestito da Swag del ghetto. Sui lati ci sono delle balconate dove dei niggaz ballano in gruppo e si lanciano sfide da una balconata all’altra. In tutta questa situazione di disagio ad un certo punto nella folla li vedo. Un gruppo di hipster. Ok non sono solo allora. Uno di loro mi vede e capisce che siamo nella stessa situazione ma prima di accettarmi nel gruppo inizia ad attuare l’iniziazione hipster a distanza. 
Prima cosa, a gesti, indica il colletto della sua camicia e mi fa notare che i bottoni sono tutti chiusi. E io gli faccio vedere che anche io sono abbottonato fino al collo. Continua facendo il gesto del “pantalone arrotolato”. I know that feeeling bro, anche io arrotolo i jeans. E poi accade l’irreparabile, la goccia che fa traboccare il vaso. Mi trovo ad un passo dalla meta, ad un soffio dall’essere proclamato hipster da un gruppo di hipster. Mi sentivo come quando sai che stai per limonare ma ancora non è successo niente. Lui alza il braccio (tutto questo accadeva in slowmotion) e me lo mostra: IL TRIANGOLO EQUILATERO tatuato sull’avanbraccio destro. Il simbolo inequivocabile dell’hipsteria. Un po’ come i mangiamorte che c’hanno il teschio e il serpente. 

Un mangiamorte 

Un hipster 



Mi sento nel panico, non ho tatuaggi. Forse non sono un hipster. Mi guardo in giro, cerco aiuto. E poi alzo il mio braccio, pulito. Non ci sono segni, non ci sono tatuaggi. 
Lui mi ripaga con uno sguardo da: “non sei hipster” e il gruppo scompare nell’oscurità. 

Come dopo una sbornia, torno alla lucidità. Mi guardo intorno, i miei amici stanno ballando e inizio a ballare pure io. 
Chi mi conosce sa della mia estrema capacità  di divertimento in qualsiasi situazione. Probabilmente mi divertirei pure in un convento di suore orsoline alla 80esima “Ave maria” della giornata. 
Risultato? La serata è stata mega figa e sicuramente ci ritornerò. Con gli amici ci si diverte ovunque. La prossima volta però mi compro ‘na pelliccia per l’ingresso SWAG. 



Prossima volta così

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